da: Aurora Lorenzi
Durante la guerra contro Gaza l'estate scorsa, molti giornalisti occidentali hanno colto l'occasione per condannare i "terroristi palestinesi", una categoria che a quanto pare riflette l'intera popolazione palestinese. È un'idea sbagliata diffusa che i palestinesi non siano in grado di esprimere resistenza con mezzi non violenti, ma ricorrano invece costantemente alla violenza e al terrore contro la popolazione civile israeliana. Questo articolo è basato su un rapporto scritto per l'organizzazione palestinese per i diritti umani Hurryyat, su un argomento che raramente viene fuori quando il movimento di resistenza palestinese viene discusso dai media occidentali. Questo è un testo su una forma di protesta pacifica e non violenta. Sulle cause e le conseguenze di tanti prigionieri politici palestinesi che fanno lo sciopero della fame.
Pratica contestata. I prigionieri politici palestinesi detenuti nelle carceri israeliane, sin dall'inizio dell'occupazione, hanno utilizzato lo sciopero della fame come mezzo di protesta contro il sistema carcerario israeliano (IPS). Dalla metà del 2011, non è passato un solo giorno senza almeno un detenuto palestinese. . .
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