(QUESTO ARTICOLO È TRADOTTO DA Google dal norvegese)
[27. Ottobre 2006] La globalizzazione è in cima all'agenda di questo autunno. La conferenza sulla globalizzazione dello scorso fine settimana è stata un discreto successo, il dibattito svedese sulla sinistra nazionale e globale è arrivato oltre il confine e a novembre si terrà la prima conferenza che mira a riunire una sinistra globale norvegese. Attac ha pubblicato il libro di dibattito Economic apartheid. L'ordine mondiale del neoliberismo, in sana competizione con Cosmopolitik di Halvor FinessTretvoll e Thomas Hylland Eriksen. Morgenbladet, Ny Tid e Klassekampen hanno contribuito al dibattito sulla sovranazionalità e la globalizzazione.
A volte il dibattito sembra l'ennesima discussione marginale che non serve né significa nulla per nessuno a destra o sinistra in SV. La polarizzazione è rafforzata dagli stessi partecipanti al dibattito quando confrontano la globalizzazione con fenomeni come la Corrente del Golfo, intesa in senso positivo, e l'apartheid, inteso in senso negativo.
La verità è, ovviamente, che essere a favore della globalizzazione è altrettanto inutile quanto esserne contrario. L’economia è internazionalizzata, le informazioni su ciò che accade alle diverse estremità del globo sono immediatamente disponibili a sempre più persone e il flusso migratorio globale è frenato solo dalla povertà e dalle rigide leggi occidentali sull’immigrazione. Ciò ovviamente ha delle conseguenze. La questione è come possiamo e dobbiamo gestire questo sviluppo. È giusto che la Banca Mondiale avanzi richieste per la privatizzazione dell’acqua e di altre risorse naturali nei paesi poveri, richieste che sono in diretto conflitto con il modo in cui gli stessi paesi occidentali hanno costruito la loro ricchezza? È giusto che gli agricoltori norvegesi avanzino richieste di restrizioni commerciali nei negoziati dell’OMC, richieste che sono in diretto conflitto sia con le richieste dei paesi poveri che con quelle dei pescatori norvegesi?
Quando il problema è globale, non può essere risolto localmente. Quando l’obiettivo è rendere universali i diritti umani fondamentali, la soluzione non è chiudere tutte le frontiere ed eliminare tutto ciò che sembra minaccioso, ma creare accordi e istituzioni sovranazionali in grado di salvaguardare questi diritti. È paradossale preoccuparsi della solidarietà internazionale e allo stesso tempo della cooperazione sovranazionale. La sinistra norvegese non può scegliere tra pensare e agire a livello globale o locale, la realtà impone che dobbiamo fare entrambe le cose. Un punto di partenza naturale è quello in cui il dibattito spesso si arena. La cosa importante non è se la Norvegia debba aderire o meno all’UE. Ecco come dovrebbe funzionare l’UE.