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Chiacchiere, no grazie

Quanto è bello parlare davvero di cose? "Forsnakkelser" può essere letto come un raptus contro l'assordante consenso secondo cui è bene "mettere le cose in parole".




(QUESTO ARTICOLO È TRADOTTO DA Google dal norvegese)

L'anonimo protagonista fa di tutto tranne che chiacchierare – qui non è dato alla porta, in un lungo documento di lotta di 163 pagine per il diritto di tacere quando le cose si fanno difficili.

La "io" del testo è una giovane donna che è entrata nel necrologio di sua madre, senza che la madre sia morta. Non è bene dire cosa sia la verità e la menzogna nel testo, ma si costruisce attorno alle conversazioni che lo psicologo e l'amante cercano di avere con la giovane donna. È chiaro che c'è qualcosa di gravemente sbagliato nella vita emotiva della giovane donna, ma per molto tempo non abbiamo altre spiegazioni se non che è gelosa di suo fratello. A poco a poco i divieti, la legge, il peccato e Dio scivolano nel testo.

Appaiono anche budella e gergo dei film d'azione. "Letteratura di famiglia" assume un nuovo significato quando si conosce l'intestino del protagonista durante una cena in famiglia a pagina 36: "Mangio un po' di pesce e sento le ginocchia che fanno male e l'intestino sdraiato per terra". Ci sono soffitti duri in casa.

La donna si chiede se sarebbe stato bello raccontarlo, ma non si fida di ciò che la storia porta con sé. Perché il linguaggio costruisce la realtà e la rende vera. "È così, se l'ho detto?" chiede – implicitamente: Se non lo dico, potrebbe non essere così.

Parte della sua bellezza Pre-discussione è illimitato nel testo, come quando le conversazioni che si svolgono attorno al personaggio principale sull'autobus sfociano direttamente nel monologo del narratore: un'illimitatezza che assomiglia a una psicosi, ma è il testo o la donna ad essere pazza? La narratrice non solo è inaffidabile, ma fa della sua inaffidabilità uno dei temi principali.

L'impenetrabilità emotiva del personaggio principale è descritta da Kristin Ribe attraverso una prosa difficile da penetrare. A volte ci lascia passare a buon mercato con verità assurde, come a pagina 111: "Non conosci la parola finché non la dici, e non la dici". Anche così, è un testo per il quale prepararsi e, se lo si desidera, bisogna permettersi di chiederselo. Tutto sommato si tratta comunque di un debutto solido, dove linguaggio e contenuti vanno di pari passo. Ci crea non pochi problemi, ma alla fine la protagonista pensa di unirsi a coloro che credono nell'importanza del parlare. Se non chiacchiera proprio.

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