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Progresso democratico





(QUESTO ARTICOLO È TRADOTTO DA Google dal norvegese)

Viviamo in un momento storico.

E la storicità sta nel fatto che quello che oggi può apparire come un momento democratico, alla lunga può diventare qualcosa di più di una visione di un mondo basato sulla democrazia.

Martedì centinaia di migliaia di donne, uomini, giovani e meno giovani si sono messi in fila per votare alle prime elezioni libere in Liberia. Dopo la brutale guerra civile dal 1989 al 2003, in cui morirono 200.000 persone sotto il malgoverno di Charles Taylor, la gente ora lasciava le proprie case per votare per il proprio candidato presidenziale e per il proprio nuovo parlamento.

I due presunti principali contendenti per la presidenza della Liberia sono quanto di più diversi si possano immaginare: la nonna di 66 anni, Ellen Johnson Sirleaf, è laureata ad Harvard ed ex dirigente della Banca Mondiale. Lo sfidante 39enne George Weah è un'ex superstar sui campi di calcio, cresciuto nei bassifondi della capitale Monrovia. Mentre il politico dell'opposizione Sirleaf ha un ampio fascino tra l'élite, i cittadini e i ricchi, Weah è l'eroe di molti giovani e poveri. Il paese sta affrontando tempi entusiasmanti e promettenti.

Ma non è solo la Liberia a dover affrontare elezioni decisive. Sabato 15 ottobre gli iracheni voteranno sulla proposta di una nuova costituzione nel Paese. Si possono facilmente avere opinioni forti su come gli americani e gli europei si sono comportati in Iraq negli ultimi due anni, inclusa la responsabilità per la situazione attuale. Ma in ogni caso non si può privare la maggior parte degli iracheni del diritto di prendere una decisione sul futuro del proprio Paese. Il commento di Al-Jazeera che Ny Tid questa settimana riporta alle pagine 6-7 è un segno che la visione sulla costituzione, sul presente e sul futuro è molto più sfumata e diversificata di quella che di solito emerge nel pubblico norvegese.

Mercoledì è diventato chiaro che il Partito Islamico dell'Iraq, il principale partito di opposizione degli iracheni sunniti, consiglierà ai suoi sostenitori di votare sì alla nuova proposta costituzionale.

A metà settembre sia l’Afghanistan che la Germania hanno tenuto elezioni pacifiche. Entrambi sono i paesi che hanno vissuto alcuni dei peggiori crolli di civiltà nella storia del mondo, rispettivamente sotto i Talebani e Hitler. La storia dei paesi è collegata in modo sottile. Sono passati solo 16 anni da quando i tedeschi, nel 1989, iniziarono la rivolta per liberarsi della dittatura comunista anche nella parte orientale del Paese, pochi mesi dopo il ritiro dell'Unione Sovietica dall'Afghanistan. Dopo la caduta della dittatura talebana nell'autunno del 2001, proprio a Bonn, la capitale tedesca della Guerra Fredda, furono gettate le basi per il nuovo Afghanistan, grazie tra l'altro agli storici legami tra i due Paesi.

Il 6 novembre un altro paese si trova di fronte ad una scelta democratica del destino: l’Azerbaigian. L’opposizione potrebbe avere l’opportunità di rovesciare il corrotto Ilham Alijev, figlio del dittatore sovietico di lunga data Heydar Alijev (1923-2003). Un altro paese a maggioranza musulmana ha questa opportunità di entrare nei ranghi della democrazia.

Quando gli oppressi sostengono la rivoluzione democratica come soluzione unificante per il futuro, alla lunga saranno inarrestabili.

DH

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