Una società in gravi difficoltà

Respirazione – Caos e Poesia
TECNOLOGIA / Il caos ha preso il posto dell'ordine, ma possiamo trovare una via d'uscita dal caos?

Quando la premessa è sbagliata, tutto va storto. Il fatto che lo sviluppo tecnologico sia finito in mani private, e poi sia diventato uno strumento per il capitalismo finanziario, ha messo fine a tutte le promesse che l'automazione avrebbe liberato il lavoratore. La tecnologia che avrebbe dovuto contribuire a un aumento del tenore di vita ha portato al contrario: come freelance cognitivi, siamo costantemente al lavoro, come schiavi dei nostri smartphone. La vita ruota attorno al rimborso di prestiti astratti, mentre il tempo è colonizzato da contratti a zero ore.

La deregolamentazione della vita lavorativa è uno dei temi principali del teorico Franco "Bifo" Berardi. Mentre il lavoratore è sempre più esposto, Stato e capitale collaborano a nuove "progresse" digitali che riducono l'uomo a una cavia per la tecnologia. Nel libro La rivolta: sulla poesia e la finanza (in norvegese da Forlaget H//O//F, 2011) Berardi introduce l'idea di poesia come antitesi del quadro digitale in cui siamo costretti a vivere. Avverte che le nostre capacità espressive sono sotto attacco, con l'obiettivo di rendere la macchina e l'uomo compatibili. E perché ciò accada, il nostro sistema cognitivo deve essere riformattato.

Codificazione

Questo scenario spaventoso inizia con la limitazione del linguaggio a qualcosa di strumentale. Con l'introduzione di più elettronica e tecnologia nella vita quotidiana, siamo influenzati dall'automatismo. Le frasi convenzionali sono più facili da usare, perché sono coerenti ed evitiamo fraintendimenti. Attraverso una tale codificazione, siamo allevati dalle macchine; siamo formati a loro immagine. In cambio, le parole perdono il loro significato, diventano codici e la capacità delle persone di comunicare tra loro si indebolisce. Per combattere questa digitalizzazione del nostro comportamento cognitivo, dobbiamo arricchire il nostro linguaggio di ambivalenze e sfumature, cose che la tecnologia non comprende, cioè la poesia.

LL.: YALDA HASHEMINEZAD. VEDERE WWW.LIBEX.EU

Il nuovo libro di Berardi Respirazione è il seguito di La rivolta. Il titolo allude alla sensazione di non riuscire a respirare, metafora del modo in cui viviamo oggi. Quando l'uomo cerca di vivere nei locali della tecnologia, è destinato al fallimento. Mentre la tecnologia è statica e precisa, l'organismo è dinamico e vago. L'unico modo in cui noi esseri viventi possiamo adattarci all'ambiente digitale è sopprimendo la nostra stessa sensibilità. Ciò porta inesorabilmente alla mancanza di empatia e, per estensione, al fascismo.

Notizie false

Nel mondo digitale, i segni hanno perso il loro significato, come dimostrano le cosiddette fake news. L'abbondanza di notizie e opinioni porta a un'inflazione di verità, dice Berardi – non vediamo la foresta per gli alberi. La sovrastimolazione logora il cervello, perdiamo la capacità di concentrazione e ci accontentiamo di sfogliare i titoli dei giornali. Diventiamo incapaci di valutare ciò che è rilevante e i nostri riferimenti si rompono. Per nascondere la nostra mancanza di intuizione, ci nascondiamo dietro le identità e diventiamo depressi perché non riusciamo a far fronte alla "realtà".

È impossibile per noi digerire gli stimoli in un ritmo digitale ad alta velocità. Solo il pensiero può condurci alla realtà
verità.

L'accesso infinito alle informazioni non può sostituire determinate conoscenze. La matematizzazione del mondo è incompatibile con la vita organica: è impossibile per noi digerire gli stimoli in un ritmo digitale ad alta velocità. Solo il pensiero può condurci alla vera verità. Ma quando abbiamo tempo per pensare? L'attenzione è divisa tra i "social" che ci urlano contro da tutti i nostri dispositivi. Senza pensiero e riflessione, la società comincia ad assomigliare all'anarchia senza cervello. Abbiamo bisogno di un attimo di respiro.

Kaos

Quando è necessario sempre di più per creare sempre meno, si arriva al caos. La civiltà avrebbe dovuto proteggere le persone dal caos, ma la deregolamentazione del neoliberismo negli ultimi decenni ha portato a un nuovo stato tutti contro tutti, in cui l'attenzione all'efficienza economica esclude ogni comportamento etico. La nuova situazione è caratterizzata dal fatto che il corpo e la ragione si sono separati. Anche se il corpo fisico dovesse ribellarsi alla soppressione, la coscienza è scomparsa, divorata dalla tecnologia. Berardi li chiama "corpi senza cervello": hanno già la rete digitale immagazzinata nel sistema nervoso. È questa la fine dell'umanesimo?

Ancora una volta, è la poesia la guida per uscire dal caos. Per ritrovare la capacità di respirare liberamente, dobbiamo liberare il nostro linguaggio dai codici della macchina. La poesia apre le infinite possibilità del linguaggio e risveglia l'immaginazione. La nostra immaginazione è ciò che ci separa dalla macchina e ci fa capire che un altro mondo è possibile. Mentre il digitale ci divora dall'interno e ci fa morire di fame per il cibo spirituale, la poesia può ispirarci e risvegliare la nostra vita emotiva – in breve, renderci di nuovo umani. In conclusione, Berardi osa accennare alla speranza; forse dal caos possiamo ritrovare la strada non per tornare all'ordine costruito che avevamo prima, ma verso un'armonia più organica? La prima cosa che dobbiamo fare è ricordarci di respirare.

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