(QUESTO ARTICOLO È TRADOTTO DA Google dal norvegese)
[21. Aprile 2006] Mercoledì, il presidente palestinese Mahmoud Abbas verrà a Oslo e terrà colloqui con Jens Stoltenberg. A quel punto, si spera, il governo norvegese avrà finalmente deciso come relazionarsi con il governo democraticamente eletto dei palestinesi.
Le dichiarazioni della Farnesina delle ultime settimane hanno suscitato più confusione che chiarimenti, e testimoniano un atteggiamento codardo e poco chiaro nei confronti di quella che in realtà è una decisione politica dimostrativa: tagliare il sostegno della Norvegia all'Autorità palestinese. Il governo parla con una lingua biforcuta quando Jonas Gahr Støre ed Erik Solheim cercano di rassicurare i rispettivi elettori e il ministero che condividono allo stesso tempo.
Il risultato è che nessuno sa davvero se il governo intende continuare a sostenere finanziariamente il governo palestinese quando il prossimo pagamento è dovuto a maggio.
Quando il governo segnala che si unirà agli Stati Uniti e all’UE nel congelamento dei trasferimenti, contribuisce a far sì che il governo palestinese diventi economicamente dipendente da stati come Iran e Russia. Quando l’Occidente ferma i trasferimenti, gli islamici in Iran arrivano a sostenerlo. La Russia ha risposto con promesse di sostegno finanziario e richieste altrettanto chiare, legate al fatto che Hamas riconosca Israele. Questa è una politica che richiede dialogo e azioni concrete.
La politica del governo norvegese, invece, non invita né al dialogo né alla cooperazione. Ciò è sottolineato dal fatto che il governo non incontrerà Hamas a livello politico quando i membri del partito al governo visiteranno la Norvegia a maggio.
Come afferma il ministro dello Sviluppo Erik Solheim nel Ny Tid di questa settimana: "Una soluzione a due Stati tra palestinesi e israeliani è possibile solo se il progetto di costruzione dello Stato palestinese continua". Bisognerebbe ricordargli che la costruzione dello Stato in Palestina presuppone il riconoscimento internazionale e il contatto politico con altri Stati. Stati come la Norvegia.
Il ministro dello Sviluppo afferma inoltre che la Norvegia non utilizza un elenco di organizzazioni terroristiche, ma i giudici considerano gli atti terroristici. Tuttavia, scelgono di segnalare un taglio dei consensi perché il partito Hamas è salito al governo. Hamas ha deposto le armi dall'autunno del 2004. Finora il governo palestinese non ha commesso alcun abuso della sua posizione governativa.
Le ragioni per esercitare una forte pressione internazionale su Hamas sono molte. Questa pressione può anche essere finanziaria. Ma non c’è motivo di punire Hamas per gli abusi che non sono ancora stati commessi. Il nuovo governo palestinese dovrebbe avere più tempo per mostrare ciò che vuole fare, ed essere punito solo quando siano state effettivamente commesse violazioni dei diritti umani.
I palestinesi sono da tempo orgogliosi di essere “l’unico popolo laico in Medio Oriente”. Ora sono spinti sempre più vicini all’Islam. È questo ciò a cui Jens Stoltenberg vuole contribuire?