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Pompel e Pilt e il ministro

Il ministro per le pari opportunità dovrebbe mettere al primo posto l'uguaglianza, non l'affiancamento.




(QUESTO ARTICOLO È TRADOTTO DA Google dal norvegese)

[2. Giugno 2006] Gli omosessuali norvegesi non hanno il diritto di sposarsi. Naturalmente avrebbero dovuto. Ny Tid non è il solo a pensarla così. La pensa così la ministra per le pari opportunità Karita Bekkemellem, la pensa così l’SV e lo stesso pensa il Partito laburista. All'opposizione, Siri Hall Arnøy dell'SV ha avanzato una proposta per una legge sul matrimonio neutra rispetto al genere. Ciò è avvenuto di recente, ovvero nella precedente legislatura. La rappresentante ha dichiarato di voler essere la prima persona gay a sposarsi quando ciò sarà consentito, e il partito l'ha sostenuta nel permettere che questo caso fosse approvato senza alcuna indagine. Il Partito laburista, all'opposizione, ha concesso al governo Bondevik sei mesi per indagare su una modifica della legge. Ciò testimonia l’azione e un forte desiderio di correggere quella che in realtà è una questione di diritti umani.

Per questo motivo è stato ancora più deludente che il Ministro per le Pari opportunità abbia annunciato questa settimana che non presenterà la questione allo Storting nella primavera del 2008, forse più tardi. Allora una nuova legge sul matrimonio potrà entrare in vigore al più presto tre anni dopo l'insediamento dei rossoverdi alle cariche governative. Bekkemellem lo giustifica dicendo che il caso era più complicato di quanto pensasse. Sia la legge sui figli, sia la legge sull'eredità, sia la legge sulle assicurazioni sociali, sia la legge sull'adozione, sia la legge sulla biotecnologia e la legge sulle unioni sono interessate dalle modifiche annunciate della legge sul matrimonio. Il Ministro per l’Uguaglianza ci riconsidererà, avvierà un’ampia indagine, sottoporrà la questione per consultazione, scriverà un rapporto allo Storting – e poi un disegno di legge. Sentiamo l'eco di Pompel e Pilt e immaginiamo il ministro sepolto tra i burocrati che devono riparare, preparare e quel che è peggio.

Questa non è una domanda molto complicata, ma un principio importante. Non dovrebbe essere un compito impossibile lasciare che lo Storting decida su questa questione senza anni di indagini. E non ci rassicura la difesa del ministro secondo cui si tratta di "procedimenti corretti e democratici". Ci chiediamo invece fino a che punto ciò abbia a che fare con la riluttanza del partito di centro, compagno di governo, a permettere agli omosessuali di sposarsi. Forse il problema del ministro non sono i compagni di letto degli altri, ma il suo.

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