Ad agosto, il presidente Xi Jinping ha lanciato una "guerra culturale" con un'enfasi sui bisogni della gente comune rispetto alle élite. La "guerra" è iniziata nel 2020 con attacchi al mondo degli affari privati, in particolare promotori immobiliari, proprietari terrieri e "big tech". Quest'autunno, i riflettori sono puntati su cultura, educazione e spettacolo: no alla "femminuccia" americana. Di fronte a fattori destabilizzanti come la disuguaglianza e la crisi ambientale, il presidente Xi Jinping ha bisogno di consolidare il potere. Anche il Covid-19 ha lasciato il segno. Promuoverà il passaggio da un sistema capitalista elitario a uno più popolare e socialista, tra l'altro rafforzando l'indipendenza dei sindacati e rimuovendo i posti di lavoro odiati. . .
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