Il variegato villaggio globale

Paesaggi mediatici. Pratiche dell'immagine e antropologia culturale
Forfatter: Ivan Bargna
Forlag: Meltemi Editore (Italia)
MEDIA / I paesaggi dei media transnazionali stanno emergendo e stanno prendendo forma in uno sfondo di crescente mobilità nel nostro villaggio globale




(QUESTO ARTICOLO È TRADOTTO DA Google dal norvegese)

Per oltre cento anni, la scena cinematografica è stata dominata dal nord globale: il cinema è stato la norma, mentre altre espressioni cinematografiche hanno avuto un'angolazione "etnografica". Questo è gradualmente cambiato, in particolare con l'ingresso di un nuovo contesto globalizzato: il "mediascape". Il termine è stato creato da Arjun Appadurai e riassume sia i media stessi che il mondo che creano. Mediascape come concetto sottolinea l'importanza del nostro ambiente visivo, sottolineando allo stesso tempo la natura fluida e frammentata di tutte le culture mentre vengono gettate nel vortice globale.

La crisi climatica ha reso chiaro che noi, tutte le persone nel mondo, siamo sulla stessa barca e dobbiamo risolvere i problemi insieme. Ma la crescente opposizione europea ai rifugiati che attraversano il Mediterraneo verso l’Europa indica che anche il continente che un tempo era un orgoglioso bastione multiculturale sta dimenticando l’importanza e il rispetto della diversità culturale. È quindi importante capire che il nostro mondo globale è un mosaico di una moltitudine di culture diverse – fluide, sfaccettate e diverse – e che l’espressione cinematografica è parte di questa diversità. Ed è a questo che serve l'obiettivo Paesaggi mediatici. Il libro è curato da Ivan Bargna, un antropologo italiano con media e arte come settore specialistico e professore presso le prestigiose università italiane Bicocca e Bocconi di Milano. Bargna è anche curatore d'arte e conduce ricerche etnografiche nella parte nordoccidentale del Camerun.

Una realtà mediata

La realtà è sempre mediata: ciò che sperimentiamo come reale è costruito attraverso l'interazione tra diversi media, vecchi e nuovi, conosciuti e sconosciuti. Nell'introduzione al libro, Bargna sostiene che se vogliamo comprendere la diversità culturale, è fondamentale essere consapevoli del processo attraverso il quale le costellazioni sociali nascono e riemergono, e creare un panorama mediatico olistico e partecipare a il panorama mediatico globale.

I vari articoli di questa antologia esaminano come il flusso quotidiano mondiale di immagini, video e trasmissioni televisive viene trasformato a livello locale e ri-mediato in base alle condizioni politiche, sociali e personali locali.

La crisi climatica ha reso chiaro che noi, tutte le persone nel mondo, siamo sulla stessa barca.

Paesaggi mediatici sottolinea che l'epoca contemporanea è costituita da molti centri e invita il lettore ad aprirsi a nuove riflessioni sulle differenze tra nord e sud, tra centro e periferia. Mostra quanto sia diversificata la parte meridionale del mondo, che le persone del Sud non si limitano a consumare passivamente ciò che è stato prodotto altrove, ma producono attivamente culture audiovisive che ri-mediano sia la tradizione che la modernità. Ciò è estremamente importante e innovativo, poiché mostra quanto sia essenziale la creatività culturale, non solo nella produzione stessa, ma anche nel modo in cui ciò che è già stato prodotto in un luogo viene fatto circolare e poeticamente dato un nuovo contesto e forma in un altro luogo. .

diversità

Nel capitolo "Spettacolo politico, paesaggi immaginari ed eco-propaganda monarchica nel nord della Thailandia", Amalia Rossi scrive delle ricerche che ha condotto nel 2008-2009 nella provincia settentrionale tailandese di Nan, dove la lotta per il controllo sulle risorse naturali strategiche ha provocato una «guerra visiva», combattuta attraverso la propaganda delle immagini.

In "Dgenerazione: video e soggetti della Cina contemporanea", Sara Beretta presenta la nuova "generazione D" di cineasti cinesi basata sul digitale. La sua ricerca non include la realtà sociale e culturale in cui i film vengono prodotti: l'infrastruttura del mercato pirata prima e dopo Internet ha consentito uno spazio alternativo per la circolazione, il consumo e la produzione di informazioni, immagini e fonti che stimolano l'io. -riflesso di una generazione che non mira a cambiare la società, ma che altrettanto pienamente ne rappresenta e interpreta le carenze (p. 100).

media

Nel capitolo “Espressione artistica, pratiche rappresentative e spazi migranti. Il caso milanese di via Padova", Sara Mramani mette in luce potenzialità e limiti dell'antropologia visiva, fondata sulla consapevolezza che ogni espressione e ogni comunicazione non è solo una costruzione sociale e culturale, ma anche strumenti nella lotta per il riconoscimento e il diritto alla autodeterminazione di ogni individuo e di ogni gruppo.

E infine in “Spettacolo del dolore ed estetica della povertà. About Enjoy Poverty di Renzo Martens", scrive Ivan Bargna a proposito del video che l'artista tedesco ha realizzato nella Repubblica Democratica del Congo nel 2009, per analizzare il rapporto tra umanesimo e produzione di immagini che aiutano a creare un'impressione dell'"altro" come vittima. L'attivismo artistico dà al film una forma che ricorda una docu-fiction etnografica, ed è ambigua: l'obiettivo dell'artista-etnografo non è quello di ottenere una rappresentazione adeguata o partecipe del dolore dell'altro, ma di mostrare i limiti della rappresentazione, compreso l’impossibile rimanendo al di fuori di ciò che si cerca di rappresentare (p. 17).

Questo gioiello di libro aiuta ad aumentare la conoscenza dei nostri paesaggi mediatici contemporanei, soprattutto quando si tratta delle diverse applicazioni del cinema come espressione del mondo che ci circonda. Paesaggi mediatici sarà una lettura interessante non solo per gli esperti, ma anche per il lettore abituale che è curioso del cinema e di ciò che accade al di fuori della propria piccola bolla. Peccato che il libro sia disponibile solo in italiano. Per adesso.

Tradotto da Vibeke Harper

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