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La città morente

Taranto è conosciuta come la città dei due mari e per le sue olive e vongole, famose in tutto il mondo. Ma la città costiera italiana è diventata anche una delle città più inquinate d'Europa.




(QUESTO ARTICOLO È TRADOTTO DA Google dal norvegese)

Situata sul Golfo di Taranto, nel Mar Ionio, Taranto è la terza città continentale più grande dell'Italia meridionale. La città è famosa in tutto il mondo per i suoi uliveti e vongole, per i delfini e le balene che nuotano nella baia e per le scogliere scoscese che adornano il paesaggio costiero. Ma la città stessa sta morendo. Molte case rischiano di crollare e le facciate si sgretolano. Nel raggio di 20 chilometri non è consentito il pascolo di animali, non si coltivano verdure e non si devono mangiare le vongole.

Politici locali, giornalisti, sindacalisti – anche la chiesa – sono accusati di accettare tangenti.

L'ILVA – la più grande acciaieria d'Europa, un colosso costruito negli anni '60 – avvelena le acque, l'aria e il suolo, facendo di Taranto la città più inquinata d'Europa. Ma l'acciaieria rappresenta anche il 70 per cento dell'attività economica, e questo in una città con uno dei tassi di disoccupazione più alti d'Italia.

Rilascio di sostanze chimiche pericolose

Numerosi studi dimostrano che nella zona dell'acciaieria le persone sono colpite più spesso della media da malattie, soprattutto tumori maligni e leucemia. In quasi tutte le famiglie qualcuno è malato e la maggior parte delle famiglie ha perso un parente stretto. Per quanto riguarda i dipendenti dell'ILVA, la frequenza è dieci volte superiore alla media nazionale. Ad esserne colpiti sono soprattutto i bambini. Uno studio condotto dall'Istituto di Sanità ha dimostrato che a Taranto i bambini si ammalano di cancro il 54% più spesso e hanno un rischio di morire maggiore del 21% rispetto al resto della Puglia.Taranto

Taranto
FOTO: Isabell Zipfel

Da diversi decenni l'ILVA immette nell'aria diossine e altre sostanze chimiche molto pericolose. Accanto all'acciaieria si trova il cosiddetto parco minerario – i cumuli di scorie – dove vengono immagazzinati minerali (minerale di ferro, coke, calcare) ma anche rifiuti tossici provenienti dall'area della fabbrica. Il parco minerario non è coperto, cosa senza precedenti in Europa. La miscela mortale di polvere di ferro e rifiuti tossici si diffonde quindi incontrollata nell'ambiente circostante. Quando c'è vento particolarmente forte – nelle cosiddette giornate ventose – i tarantini sono costretti a restare a casa, e le scuole vengono chiuse.

Da anni l'ILVA è sotto i riflettori per le emissioni nocive. Le attrezzature per la pulizia sono inadeguate, i forni industriali e le cokerie sono vecchi. Le misure ambientali vengono sistematicamente trascurate. Praticamente tutti i componenti della famiglia Riva, ex proprietari, sono stati detenuti o posti agli arresti domiciliari. Politici locali, giornalisti, sindacalisti – perfino la chiesa – sono accusati di accettare tangenti.

Non è consentito il pascolo di animali, non vengono coltivate verdure e le vongole non devono essere consumate.

Da alcuni mesi è in corso un procedimento contro la famiglia dell'ex proprietario e diversi politici di alto rango. L'accusa: tradimento dell'ambiente. Lo Stato italiano ha già dovuto rispondere di sé davanti alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo di Strasburgo. L'accusa: l'Italia non è riuscita a difendere la vita e la salute dei cittadini tarantini.

Taranto

Taranto
FOTO: Isabell Zipfel

Il peggio deve ancora venire 

La polvere tossica che esce dal colosso dell'Ilva è rosso ruggine quando si deposita sulle facciate delle case, case dal valore di mercato sempre decrescente. Molti dei tarantini vogliono lasciare la città, ma nessuno vuole comprare le proprie case e i propri appartamenti. Il rimborso dei mutui si è fermato già da tempo, semplicemente perché le banche non lo chiedono. Chi penserebbe mai di acquistare queste case? Sono semplicemente inutili.

I medici sostengono che il peggio deve ancora venire, poiché le sostanze tossiche si accumulano nel tempo. Temono che il momento in cui i casi della malattia saranno più frequenti sarà tra qualche anno e si aspettano che si verifichi al più tardi nel 2025.

abo12644@nytid.no
abo12644@nytid.no
Zipfel è un giornalista e fotografo freelance italiano, residente a Berlino.

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