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Autonomia con la A maiuscola

Storia di un comunista.
Il filosofo Toni Negri difende le sue precedenti posizioni in un'approfondita cronaca della storia politica italiana.




(QUESTO ARTICOLO È TRADOTTO DA Google dal norvegese)

Toni Negri è nato nel 1933. Nelle sue parole, nel bel mezzo della "seconda Guerra dei Trent'anni" (1914-45): Dove la prima fu combattuta contro i protestanti e i contadini, la seconda fu combattuta contro i socialisti e i lavoratori. Questo è ciò che dice all'inizio di questo libro, che rientra inequivocabilmente nella categoria delle "memorie". Leggiamo di come Negri perda suo fratello di 18 anni all'età di nove anni, un presunto suicidio in circostanze poco chiare, e di come poco dopo subisca la deportazione di un amico ebreo.

Sono incluse anche informazioni meno drammatiche, come ad esempio il modo in cui Negri era uno sportivo attivo da giovane. A 15 anni è ancora completamente apolitico. Ma presto suo nonno, nato nel 1870, lo introdurrà al comunismo – "non come ideologia, o come strumento di lotta, ma come stile di vita". Più tardi Negri dice che all'inizio della sua vita intellettuale cominciò a guardare verità "non come oggetto, ma come forma di vita".

Per Negri, la democrazia dovrebbe diventare anche il nome di uno “stile di vita”: invece di costruire uno “Stato democratico”, “democrazia” diventa il nome di un progetto per rendere lo Stato meno oppressivo. Questa espressione, "forma di vita" (forma di vita), ha avuto un significato politico attuale anche da Giorgio Agamben, nel suo tentativo di pensare a rinnovate forme di resistenza alla società del controllo e della sorveglianza (vedi articolo di Marit Grøtta "La vita in gioco" nel numero tematico di AGORA su Agamben, n. 4 /2011).

La "democrazia" diventa uno "stile di vita" – invece di costruire uno "stato democratico", la "democrazia" diventa un progetto per rendere lo stato meno oppressivo.

Minste dove. Il libro di Negri è intellettuali memorie. Il tono è costantemente orale e facile da seguire. Il libro dà l'impressione di essere stato dettato a uno scrittore ombra. Per il resto colpisce l'alternanza tra il riferirsi a "Toni" in terza persona e il parlare direttamente in prima persona. È come se Negri volesse distinguere tra una versione giovanile e arrogante di se stesso e un sé che vuole ancora riconoscere.

A metà degli anni Cinquanta Negri era scettico nei confronti del carattere autoritario e stalinista del Partito Comunista Italiano (PCI) e si avvicinò al movimento dei non allineati. Nell'ottobre del 1950, nella sua città natale, Padova, si iscrisse al partito socialista del PSI, da lui inteso come "il male minore".

All'inizio Negri rappresenta la sinistra nel PSI, ma si interessa sempre più alla lotta operaia. Ancora oggi Negri sostiene che le imprese controllate dai lavoratori sono "la chiave stessa dell'organizzazione politica della classe operaia". Ci sono molte di queste affermazioni nella tradizione della sinistra italiana, e si può essere sorpresi a pensare che appaiano più come incantesimi che come analisi. Per comprendere come tali pensieri generali possano essere percepiti come liberatori, dobbiamo conoscere il ruolo del Partito Comunista Italiano.

Laburismo. Il Partito Comunista PCI era, nonostante fosse stato a lungo escluso dalla cooperazione politica a livello nazionale, una sorta di versione italiana del Partito dei Lavoratori Norvegese (DNA), anche se con una pronunciata opposizione all'adesione alla NATO. Possiamo paragonare il PCI sia alla DNA che alla LO in Norvegia: organizzazioni di massa che nel tempo hanno contribuito concretamente al mantenimento dello status quo politico. LO è ancora un'organizzazione che lotta per gli interessi dei dipendenti, ma non è affatto uno strumento per una società veramente diversa. È a fronte di un corrispondente partito comunista e di sindacati affiliati che l'italiano operaismo emerge l'"operaismo" che rende omaggio agli aspetti organizzativi di ogni singolo raggruppamento di lavoratori autonomia.

Centrale nel movimento per l’autonomia è l’idea che i grandi sindacati esistenti siano parte di un compromesso di classe. Per Negri, "sviluppare l'autonomia della classe operaia" è il prerequisito decisivo per la costruzione del partito. Secondo lui i rappresentanti del PCI la pensavano completamente al contrario: qui era il partito a dover guidare le masse. Anche il PCI si rivoltò contro la rivolta studentesca del 1968, mentre il movimento autonomo lanciava slogan come "Lavoratori e studenti uniti nella lotta!"

La struttura del partito del PCI era in realtà una "struttura corporativa, socialdemocratica", sostiene Negri, e secondo lui l'opposizione al partito non aveva nulla a che fare con l'anarchismo, il Terzo Mondo o il maoismo, bensì una rinascita del leninismo. Per Negri e i suoi compagni il PCI era un dinosauro in via di estinzione, mentre il loro stesso comunismo era giovane e creativo. Dice, in realtà.

La ribellione. Nel 1962 Negri era entrato a far parte dell'ambiente che circondava la rivista Quaderni Rossi. Secondo lui il laburismo sarebbe nato con l'articolo di Mario Troni "La fabbrica e la società" (Quaderni Rossi n. 2/1962). Nel 1964 Renato Solmi traduce il “Frammento sulle macchine” da Marx planimetrie, che diventa quindi un testo fondamentale per il laburismo. Ma Negri insiste che lui stesso "è diventato comunista prima di diventare marxista". Un altro lavoro centrale in operaismo- il movimento era di EP Thompson La formazione della classe operaia inglese.

Come Nanni Balestrini (citato anche in questa edizione del Ny Tid), Negri divenne attivo nell'organizzazione Potere Operaio alla fine degli anni '1960, dove il ritornello era: "La ribellione viene prima dell'organizzazione". Negli anni '1970 è stato attivo nel gruppo Lotta Continua.

L'autonomia con la a minuscola nasce negli anni '1960; con la A maiuscola nel 1973, dice Negri. Afferma inoltre che lui e i suoi compagni avevano già capito nel 1973 che la società era esposta al potere neoliberista – che purtroppo all’epoca erano i soli a combattere.

Una domanda che molti si faranno è se Negri diventi un po' evasivo nella discussione sull'opportunità o meno dei movimenti radicali di armarsi all'inizio degli anni '1970 e sul rapporto con le Brigate Rosse.

Ancora oggi Negri sostiene che le imprese controllate dai lavoratori sono "la chiave stessa dell'organizzazione politica della classe operaia".

Continuazione? Toni Negri ha conquistato molti seguaci con le sue opere moderne, non ultima la tetralogia con Michael Hardt. Io stesso trovo che le teorie a volte molto generali di Negri possano apparire pretenziose. In questo libro, però, si presenta in modo diverso, con una voce umana. Allora ci si potrebbe chiedere quanto sia interessante leggere della vita sentimentale di Negri, dei suoi figli, della sua difficile vita da asmatico, che ama il teatro e la musica, beve vino e così via. Ma rinfresca la presentazione generale, che ha prevalentemente il carattere di una cronaca politica in cui nessuna discussione è troppo piccola per essere menzionata, così come molti passaggi puramente filosofici.

Sorprendentemente, il libro di memorie si interrompe bruscamente nel 1979, quando Negri viene arrestato, sospettato di complicità nel rapimento del primo ministro Aldo Moro. L'arresto viene menzionato all'inizio e nell'ultima pagina del libro: viene quindi presentato come qualcosa di completamente incomprensibile.

In un paio di punti Negri fa riferimento alle sue posizioni filosofiche successive, ma per il resto si dice poco o nulla del periodo successivo. Allo stesso tempo, non c’è nulla che suggerisca che questo libro sia il primo di due. Ma forse ci sarà un seguito? Sembra più naturale considerare la delimitazione come un'affermazione che nel 1979 un colpo significativo è stato perso.

Negri ha ancora qualcosa da offrire come teorico, ma in questa presentazione appare in chiave retrospettiva – come contributore alla storia, alla fine ben documentata, del radicalismo di sinistra italiano negli anni ’1960 e ’1970. Ma a tutti gli effetti: una storia molto importante e istruttiva!

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