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Passeggiando per le vie laterali della Via Appia

SAGGIO DI VIAGGIO DAL SUD ITALIA: Le scale e le strade tortuose di Terracina sono piene di storia culturale, erbacce, ciottoli storti e lucertole schizzate – e non è sempre facile sapere se portano al purgatorio, a Roma o agli ombrelloni.




(QUESTO ARTICOLO È TRADOTTO DA Google dal norvegese)

Gyldendal, che è la mia casa editrice, affitta diversi appartamenti nella città italiana di Terracina, sia per i dipendenti che per i suoi autori; per soldi economici possiamo affittare appartamenti belli e grandi. Terracina è una città costiera (ha una spiaggia – cinque chilometri di spiaggia sabbiosa che prende il nome da Kirke, la regina dei troll in L'odissea) situata nell'Italia meridionale, tra Roma e Napoli; la città è divisa in due parti in quanto ha un'antica città su una collina, dove Gyldendal affitta i suoi appartamenti, e una città di pescatori e balneari al di sotto, in riva al mare.
Il centro – se è il nome giusto – nel centro storico è una piazza vicino a una cattedrale (per questo chiamiamo piazza la piazza del duomo, ma il nome corretto è piazza del Municipio); e questa chiesa, che in realtà è una cattedrale, è una chiesa rinascimentale costruita su un antico tempio (qui i cattolici erano pragmatici).
Le lastre di marmo della piazza hanno 2000 anni, proprio attraverso il centro storico correva la strada romana Via Appia che collegava Roma con l'Italia meridionale, e immagino che Paolo abbia passeggiato qui, e Goethe, e forse il beato Ibsen – qui c'è un grande scena in pietra in cui i giovani giocano a calcio e prendono il diploma di scuola, dove ovviamente mettono in scena una drammatizzazione proprio di questo L'odissea, come gli italiani sanno prendersi cura della loro antica eredità, sebbene questo dramma sia stato originariamente scritto da un greco, da Omero.

In alto sopra la piazza del giudizio e la città vecchia, su un poggio roccioso, è il Tempio di Giove; un'antica rovina romana, di cui il centro storico è altrimenti pieno – ci sono colonne ovunque, recintate con piccoli segni; antico, si dice, ma c'è anche l'eredità cattolica; giù per la stradina fino al nostro ultimo appartamento, intitolato alla moglie dell'uomo che unì l'Italia in un impero: la via di Anita Garibaldi, che è molto stretta, e lì guidano le macchine – su un selciato completamente nero; quanti anni possono avere – veloci, e ci si può chiedere quanto sia intelligente, circondati com'è da rovine romane. Mentre percorriamo questa strada, arriviamo a una fontanella con un orologio, un caffè e uno dei primi appartamenti affittati da Gyldendal, e pochi metri più in basso, verso la porta romana, si trova una chiesa davvero strana: la chiesa per quelli che vengono in purgatorio.
Così purgatorio. Le scale di salita sono piene di erbacce e gradini storti nei secoli; sulla facciata si aprono quattro semicolonne, tre finestre ovali, vetrate con cornici decorate a mattoni. Al centro, una finestra rettangolare, anch'essa con cornice decorata, facciata in mattoni consumati – e in cima, in un timpano molto barocco, l'uomo d'ossa sta a figura intera al centro con una falce e la punta della falce finisce in una clessidra, cioè un memento mori (sotto la falce c'è quello in latino: Oggi ti incrocio – "Oggi io, domani tu"). Da qualche parte ho letto, nell'estensione di Dante Divina Commedia, quel purgatorio è stato inventato nel 1200° secolo quando i poveri finivano all'inferno ei ricchi in paradiso, quindi dove sono andati in mezzo dopo la morte? Artigiani, sottufficiali, contadini, la borghesia urbana? Sì, proprio al purgatorio, o purgatorio, la regina delle strade

L'interpretazione di Giovanni Battista Piranesi della "Regina delle Strade". Via Appia e Via Ardeatina, da Le Antichita Romane, 1756.
L'interpretazione di Giovanni Battista Piranesi della "Regina delle Strade". Via Appia e Via Ardeatina, da Le Antichita Romane, 1756.

Ci sono quattro modi per raggiungere la località balneare – per me il secondo paese di Terracina è una località balneare, dato che affittavamo privatamente (a prezzi cari) d'estate quando gli appartamenti Gyldendal erano riservati ai dipendenti, visto che avevamo scolari ed eravamo sulla spiaggia, e era pieno di turisti provenienti da Roma. Quattro strade, e tutte le strade sono tortuose. Di solito prendiamo la tromba delle scale, oltrepassando la migliore pizzeria della città vecchia, oltrepassando le mura repubblicane, e sulla sinistra un grande palazzo (che è stata la residenza estiva del Papa) e giù per tutte le scale di marmo piene di gechi schizzati, cespugli bruciati e abbandonati e strofinare all'esterno, prima della tromba delle scale.

Immagino che Paulus abbia passeggiato qui, e Goethe, e forse il benedetto Ibsen.

E finalmente giù – il caldo intenso è come una pressione sul corpo – arriviamo dritti alla stazione degli autobus e al filare di platani, a sinistra il fiume stretto e fangoso, palme bruciate, e scendiamo per uno dei le strade laterali verso un canale prima di svoltare a destra, superare la Banca di Roma e scendere lungo la strada principale Viale della Vittoria; molti negozi, file di alti pini con grilli rumorosi, e fanno molto più rumore delle normali cavallette norvegesi attive all'inizio dell'autunno.
Alla fine della via principale c'è sempre un vento contrario, una strada tortuosa, molto trafficata, che noi abbiamo percorso, e poi il fantastico lungomare vero e proprio che corre alto, lungo tutta la spiaggia, con spesse file di recinzione tubolare in alto (che un tempo da dipingere di blu per essere parallelo al mare), con palme piantate, panchine e gradini che scendono alla spiaggia; la maggior parte sono private, piene di ombrelloni e sedie a sdraio dai colori allegri, per non parlare dei piccoli caffè; alcuni comunali che purtroppo (almeno prima) erano malandati con bagni scadenti.
Poi scendere una delle scale per fare il bagno e pagare una sedia (e un lettino per chi lo desidera) e un ombrellone per potersi sedere a leggere all'ombra. Aveva un forte odore di mare e il suono era potente con le sue onde meditative, che mi fanno sempre ascoltare e sognare; la sabbia era calda, e come sempre c'era sabbia fine da parte di qualcuno che preparava e scuoteva grandi asciugamani da bagno, e dopo essersi messo in modalità lettura o aver cominciato (per chi voleva) a prendere il sole o a fare il bagno, ecco che arrivavano i leptosomi, proverbiali, condiscendenti venditori da Africa, India e Bangladesh, vendita di occhiali da sole, teli mare, giocattoli da bagno, cappelli, anelli; fasce per collo, polsi e gambe; sì, tutto quello che si può trovare tra i rottami, ma anche abiti squisiti, e mercanteggiamenti sempre accesi.
E dopo venivano le signorine tailandesi che chiedevano a gran voce i massaggi, poi il gelataio che fischiava sempre italiano, e dopo di lui l'uomo con le noci di cocco nel secchio d'acqua, ruggente, rauco, anche lui indigeno, abbronzato da un sacco di sole, ma poi mi è venuta sete e volevo una birra più che un tuffo rinfrescante, dato che la maggior parte del tempo l'acqua del Mediterraneo è fredda e salata, così ho segnato il libro che stavo leggendo: ha già un bordo sottile e sottile di sabbia tra due pagine – e mi ha portato a comprare una birra e ha chiesto se gli altri volevano qualcosa. Se era un bambino era gelato, se era mia moglie era vino bianco secco.
Questa volta avevamo con noi mia figlia, suo marito e i loro due figli; poi c'era il gelato sui figli e sui nipoti; birra per me e vino bianco per la corona di mia moglie; mia figlia si è alzata dal lettino e ha portato la sua famigliola a fare una nuotata; correvano in stormi, perché la sabbia era calda, e si fermavano sulla riva come per sentire quanto faceva freddo; Mi sono voltato e ho alzato lo sguardo verso il Tempio di Giove – un'altra magnifica impronta dell'antichità – meravigliato dal fatto che mia figlia volesse correre lassù. Oltre la balaustra arrivano tanti towersailer che volano bassi, a Oslo sono una manciata, qui erano tanti e volavano a una velocità tremenda; devono avere una buona vista, ovvero la capacità di riuscire a spostare la messa a fuoco in una frazione di secondo, senza colpire muri, automobili, finestre aperte, si dice che siano in grado di dormire in aria, persino di accoppiarsi in aria.

Mentre le famiglie italiane tornati a casa per pranzo, abbiamo fatto lo stesso; non all'appartamento di Gyldendal, ma ad una pizzeria in città proprio dietro di noi. Ci siamo stati così tante volte che il maggiordomo mi saluta – è un ristorante che non chiude durante la siesta (ogni volta che arriviamo a Terracina nel centro storico è tutto chiuso, quindi dobbiamo portare il pranzo al sacco) – e al pizza bun, che non è un granché ma un ristorante buono ed elegante con tanto buon cibo italiano, hanno ancora un problema, ovvero la pizza senza glutine (ma lo risolvono in altri ristoranti della città); sono mia figlia e suo marito che sono allergici al glutine.
Dopo il pasto (che spesso termina con mia figlia e suo marito che scelgono la bistecca) siamo tornati a casa attraverso la tromba delle scale, su per le scale di marmo liscio – sempre con lucertole scaldate dal sole e un po' spaventate – e i vicoli fino alla casa editrice, e alcuni dei i vicoli erano così stretti che dovevamo camminare a passo d'oca. Anche nelle viuzze del centro storico c'erano piccoli segni che parlavano dell'antichità; una colonna che giaceva come lanciata contro una collina di sabbia fine, e il resto di un'altra, incorniciata da fasce di plastica colorata. Non ci sono graffiti qui, solo alcune scatole di plastica con immondizia e, soprattutto, rifiuti differenziati come avanzi di cibo, plastica, vetro, carta che verranno ritirati la mattina dopo dall'impresa di pulizie municipale.
Due donne anziane, in viaggio, dove poi, non per andare in chiesa, troppo presto, vestite di nero come in lutto cronico – qualcuno una volta disse che molti anziani in questa parte vecchia della città non erano mai stati alla spiaggia, mai giù nella città più giovane; mai visto il mare, sarebbe possibile – quassù, anno dopo anno. A sinistra qualcuno aveva dimenticato di chiudere l'anta di un ripostiglio del gas integrato nella facciata della casa, potevo vedere tubi del gas e fascette stringitubo, e di fronte a una porta sedeva un gatto, striato, magro e con le orecchie che si muovevano, individualmente, come occhi camaleontici; sbadigliava rumorosamente, con i denti aguzzi, doveva essere rimasto sveglio tutta la notte; un sacco di topi, e che dire dei ratti, piuttosto topi che ratti; guarda lì, ha detto mia moglie, e un geco di merluzzo è scappato via, in tutta la sua apertura, era lungo quanto un dito adulto, pungente; si dice che abbiano la colla sotto le zampe, si chiamano zampe se non le dita delle mani e dei piedi?

Il giorno dopo abbiamo preso l'autobus alla vicina città di Sperlonga, anch'essa con una lunga costa, e come a Terracina, un centro storico. Forte vento terrestre – ci siamo seduti in un bar (si chiamava Ulisse) con vista sul mare – sgranocchiando le tovaglie; Sperlonga è famosa per aver ospitato Tiberio, imperatore dopo Augusto. A sinistra di dove eravamo seduti potevo vedere qualcosa che somigliava a una torre; pietra color sabbia, stendardo, più castello che torre, forse piuttosto fortezza per combattere i pirati, alla quale si dice che Sperlonga fosse esposta già prima.
Salimmo verso la torre, una ripida collina di ciottoli, da un lato un muro di roccia grezza e non lavorata, dall'altro un rialzo di pietra. Larga bordura di marmo in alto, più sedile che ringhiera, chi vi si sedeva, terrorizzato di cadere in acqua, e il corso delle onde visto di lato; onde lunghe e ricurve dal ritmo spedito mi facevano pensare a Munch, bianche ghirlande di schiuma sopra l'acqua verde, sotto l'acqua completamente nera, forse per ciuffi di alghe, lontano Terracina, lì il mare era blu scuro, un abisso inquietante , se non qualcosa che risplendesse coperto; a destra la spiaggia chiaro-scura, bagnata dall'acqua di mare, diversi alberghi a terra, cime nebbiose all'orizzonte. E sopra le cime appuntite delle montagne: nuvole spesse ed estese che, per quanto ne so, si stanno trasformando in grigie nuvole di pioggia.


Sunde è un'autrice, con numerosi libri di narrativa e saggi alle spalle.

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